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quegli, arrovellando in cuor suo di dovere lasciar cadere in terra quella inchiesta misteriosa di Renzo, che poteva divenire un tema di cento interrogazioni. — Quando uno nasce sventurato! — pensava. — Ecco; mi viene alle mani uno che, si vede, non vorrebbe altro, che cantare; e un po’ di respiro che s’avesse, così extra formam, accademicamente, in via di discorso amichevole, se gli farebbe confessar senza corda quel che un volesse; un uomo da condurlo in prigione già bell’e esaminato, senza ch’egli se ne fosse accorto: e un uomo di questa sorte, mi deve appunto capitare in un momento così angustiato. Eh! non c’è scampo, — continuava a pensare levando gli orecchi, e piegando la testa all’indietro: — non c’è rimedio: e’ risica d’essere una giornata peggio di ieri. — Ciò che lo fece pensar così fu un romore straordinario che s’udì nella via: e non potè tenersi di non aprire l’impannata, per dare un’occhiatina. Vide ch’egli era un crocchio di borghesi, i quali, all’intimazione di sbandarsi fatta loro da una pattuglia, avevano da prima risposto con male parole, e finalmente si separavano brontolando tuttavia; e quel che al notaio parve un segno mortale, i soldati procedevano con molta buona creanza. Chiuse l’impannata, e stette un