con lui, non poteva esser certo, giunti che fossero nella via, di trovarsi tre contr’uno. Perciò faceva d’occhio ai birri, che avessero pazienza, e non inasprissero il giovane, e dalla parte sua, cercava d’indolcirlo con buone parole. Il giovane intanto, mentre si vestiva bel bello, raccapezzando alla meglio le memorie ingarbugliate del giorno antecedente, si apponeva bene a un di presso, che le gride e il nome e il cognome dovevano esser cagione di tutto l’inconveniente; ma come diamine colui lo sapeva egli il suo nome? E che diamine era accaduto in quella notte, perchè la giustizia avesse pigliata tanta sicurtà, da venire a dirittura a metter le mani addosso a uno dei buoni figliuoli che il giorno prima avevano tanta voce in capitolo, e che non dovevano esser tutti addormentati, poichè Renzo s’accorgeva anch’egli d’un ronzo crescente nella via? Guardando poi al volto del notaio, vi scorgeva tra pelle e pelle la titubazione che costui si sforzava invano di tener nascosta. Onde, così per chiarirsi delle sue congetture e scoprir paese, come per acquistar tempo, e anche per tentare un colpo, disse: “capisco bene che cosa è l’origine di tutto questo: gli è per amore del nome e del cognome. Ier sera veramente io era un po’ in cimberli: questi osti alle