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Al vedere che una povera tosa mandava a chiamare con tanta confidenza il padre Cristoforo, e che il cercatore accettava la commissione senza maraviglia e senza difficoltà, nessuno si pensi che quel Cristoforo fosse un frate di dozzina, una cosa da strapazzo. Egli era anzi uomo di molta autorità presso ai suoi, e in tutto il contorno; ma tale era la condizione dei capuccini, che nulla paresse per loro troppo basso nè troppo elevato. Servire gl’infimi ed esser servito dai potenti, entrare nei palazzi e nei tugurii collo stesso contegno di umiltà e di sicurezza, essere talvolta nella stessa casa un soggetto di passatempo e un personaggio senza il quale non si decideva nulla, cercare la limosina da per tutto e farla a tutti quelli che la chiedevano al convento, a tutto era avvezzo un capuccino. Andando per via, poteva egualmente abbattersi in un principe che gli baciasse riverentemente la punta del cordone, o in una brigata di ragazzacci, che fingendo di essere alle mani fra loro gl’inzaccherassero la barba di fango. La parola frate, in quei tempi era proferita col più grande rispetto, e col più amaro disprezzo: e i capuccini, forse più d’ogni altro ordine, erano oggetto dei due opposti sentimenti, e provavano le due opposte fortune; perchè non possedendo nulla,