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domandare qua e là che cosa sia accaduto al mio padrone?” disse Perpetua, ritta dinanzi a lui, con le mani arrovesciate sui fianchi e le gomita appuntate davanti, guardandolo fiso, quasi volesse succhiargli dagli occhi il segreto.

“Per amor del cielo! non mi fate pettegolezzi, non mi fate schiamazzi: ne va.... ne va la vita!”

“La vita!”

“La vita.”

“Ella sa bene che ogni volta ch’ella mi ha detto qualche cosa sinceramente in confidenza, io non ho mai ....”

“Brava! come quando ....”

Perpetua s’avvide d’aver toccato un tasto falso; onde cangiando subitamente il tuono: “signor padrone” disse con voce commossa e da commuovere, “io le sono sempre stata affezionata; e se ora voglio sapere, egli è per premura, perchè vorrei poterla soccorrere, darle un buon parere, sollevarle l’animo ....”

Fatto sta che don Abbondio aveva forse tanta voglia di scaricarsi del suo doloroso segreto, quanta Perpetua ne avesse di conoscerlo: onde dopo aver rispinti sempre più debolmente i nuovi e più incalzanti assalti di lei,