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furono dieci passi lontano, soggiunse borbottando: “questi foresi birboni verranno a spazzar tutti i forni e tutti i magazzini, e non resterà più niente per noi.”

“Un po’ per uno, taccola,” disse il marito. “Abbondanza, abbondanza.”

Da questo e dal consimile che vedeva e udiva, Renzo cominciò a raccogliere che egli era giunto in una città sollevata, e che quello era un giorno di conquista, vale a dire che ognuno pigliava a proporzione della voglia e della forza, dando busse in pagamento. Per quanto noi desideriamo di far fare buona figura al nostro povero montanaro, la sincerità storica ci obbliga a dire che il suo primo sentimento fu di compiacenza. Egli aveva così poco di che lodarsi dell’andamento ordinario delle cose, che si trovava inclinato ad approvare ciò che lo mutasse comunque. E del rimanente egli, che non era un uomo superiore al suo secolo, viveva pure in quella opinione o in quella passione comune, che la scarsezza del pane fosse cagionata dagli ammassatori e dai fornai, e volentieri credeva giusto ogni modo di tor loro dalle mani l’alimento che essi, secondo quell’opinione, negavano crudelmente alla fame di tutto un popolo. Pure, fece proponimento di star fuori del garbuglio, e si rallegrò di