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da per tutto. Ecco come fanno per tener quieta la povera gente di fuori. — Ma dopo pochi altri passi, giunto in pari alla colonna, vide appiedi di quella qualche cosa di più strano; vide sugli scaglioni del piedestallo certe cose sparse, che certamente non erano ciottoli, e se fossero state sul banco d’un fornaio, non si sarebbe dubitato un momento di chiamarle pani. Ma Renzo non ardiva creder così tosto ai suoi occhi; perchè diamine! non era luogo da pani quello. Vediamo un poi che negozio è questo, — diss’egli ancora tra sè, andò in verso la colonna, si chinò; ne ricolse uno: era veramente un pane tondo, bianchissimo, e quale Renzo non era solito mangiarne che nei giorni solenni. — È pane da vero! diss’egli ad alta voce; tanta era la sua maraviglia: — così lo seminano in questo paese? in quest’anno? e non si scomodano per ricorlo quando cade? Che sia il paese di cuccagna questo? — Dopo dieci miglia di viaggio all’aria fresca del mattino, quel pane subito dopo la maraviglia, gli risvegliò l’appetito. — Lo piglio? deliberava tra sè: poh! l’hanno lasciato qui alla discrezione dei cani, tanto fa che ne goda anche un cristiano. Alla fine, se vien oltre il padrone, glieli pagherò. — Così pensando, si pose in una tasca quello