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ghiglia, secondo la stagione. Al punto dov’era, e dov’è tuttora quella contraduzza chiamata di Borghetto, il fossatello si gittava in una chiavicaccia, e per di là nell’altro fossato che lambe le mura. Quivi era una colonna con sopra una croce, detta di san Dionigi: a destra e a sinistra erano orti cinti di siepe, e ad intervalli casucce, abitate per lo più da lavandai: Renzo entra, passa; nessuno de’ gabellieri gli fa motto: il che gli parve un gran fatto, giacchè da quei pochi del suo paese che potevano vantarsi d’essere stati a Milano aveva inteso raccontar mirabilia dei frugamenti e delle interrogazioni a cui veniva quivi sottoposto chi giugnesse da fuori. La via era deserta, tal che s’egli non avesse inteso un ronzìo lontano che indicava un gran movimento, gli sarebbe paruto d’entrare in una città abbandonata. Andando innanzi, senza saper quello che si dovesse pensare, vide sullo spazzo certe strisce bianche, come di neve; ma neve non poteva essere, ch’ella non viene a strisce, nè per l’ordinario in quella stagione. Si fece sopra una di quelle, guardò, toccò, e fu chiarito ch’ella era farina. — Grande abbondanza, diss’egli tra sè, debb’essere in Milano, se ci si strazia a questo modo la grazia di Dio. Ci davano poi ed intendere che la carestia è