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che non vedeva l’ora di trovarsi a casa, e avrebbe fatto volentieri di meno di quella fermata. Con tutto ciò, senza dar segno d’impazienza, rispose molto piacevolmente: “figliuol caro, de’ conventi ce n’è più d’uno: bisognerebbe che mi sapeste dir più chiaro quale è quello che voi cercate.” Renzo allora si trasse di seno la lettera del padre Cristoforo, e la mostrò a quel signore, il quale lettovi: porta orientale, gliela rendette dicendo: “siete fortunato, bravo giovane; il convento che cercate è poco lontano di qui. Prendete questo viottolo a mancina: è una a scorciatoia; dopo non molto vi troverete ad un canto d’una fabbrica lunga e bassa: è il Lazzeretto; costeggiate il fossato che lo circonda, e riuscirete alla porta orientale. Entrate, e dopo tre o quattrocento passi, vedrete aprirsi una piazzetta con de’ begli olmi; ivi è il convento, che uno non lo può fallare, Dio vi assista, bravo giovane.” E accompagnando le ultime parole con un gesto grazioso della mano; se ne andò. Renzo rimase stupefatto ed edificato della buona maniera dei cittadini verso i foresi; e non sapeva ch’egli era un giorno fuori dell’ordinario, un giorno in cui le cappe s’umiliavano dinanzi ai farsetti. Fece la via che gli era stata segnata, e si trovò alla porta