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dall’infanzia, avveduto d’essere in quella società come un vaso di terra cotta costretto a far cammino in compagnia di molti vasi di ferro. Aveva quindi assai di buon grado obbedito ai parenti, che lo vollero prete. Per dire la verità, egli non aveva gran fatto pensato agli obblighi e ai nobili fini del ministero al quale si dedicava: assicurarsi di che vivere con qualche agio, e porsi in una classe riverita e forte, gli erano parute due ragioni più che sufficienti per una tale scelta. Ma una classe qualunque non provvede all’individuo, non lo assicura, che fino ad un certo segno: nessuna lo dispensa dal farsi un suo sistema particolare. Don Abbondio, assorbito continuamente nei pensieri della propria sicurezza, non si curava di quei vantaggi per ottenere i quali fosse mestieri di adoperarsi molto, o di arrischiarsi un poco. Il suo sistema consisteva principalmente nello scansare tutti i contrasti, e nel cedere in quelli che non poteva scansare. Neutralità disarmata in tutte le guerre che scoppiavano intorno a lui, dalle contese allora frequentissime tra il clero e le podestà laiche, dai contrasti pure frequentissimi di ufiziali e di nobili, di nobili e di magistrati, di bravi e di soldati, fino alle baruffe tra due contadini, nate da una parola, e decise colle pugna