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accoglienze con lagrime che furono interpretate per lagrime di consolazione. Allora il principe si allargò a spiegare ciò ch’egli farebbe per rendere lieta e splendida la sorte della figlia. Parlò delle distinzioni ch’ella avrebbe nel monastero e nel paese; ch’ella vi sarebbe come una principessa, la rappresentante della famiglia; che appena l’età lo avrebbe concesso, ella sarebbe assunta alla prima dignità: e intanto, non sarebbe soggetta che di nome. La principessa e il principino rinnovavano ad ogni tratto le congratulazioni e gli applausi: Gertrude era come posseduta da un sogno.
“Converrà poi fissare il giorno per andare a Monza a fare la domanda alla badessa,” disse il principe. “Come sarà contenta! Vi so dire che tutto il monastero saprà valutare l’onore che Gertrude gli fa. Anzi.... perchè non vi andiamo oggi medesimo? Gertrude piglierà volentieri un po’ d’aria.”
“Andiamo pure,” disse la principessa. “Vado a dare gli ordini,” disse il principino. “Ma...... proferì sommessamente Gertrude. “Piano, piano,” ripigliò il principe: “lasciamo decidere a lei: forse oggi non si sente abbastanza disposta, e amerebbe meglio aspettare fino a domani. Dite, volete voi che andiamo oggi, o domani?”