confidenti, aveva già pigliate le sue misure, e fatto, come ora si direbbe, il suo piano. — O mi vorranno far violenza, pensava ella, e io terrò duro; sarò umile, rispettosa, ma negherò: non si tratta che di non proferire un altro sì; e non lo proferirò. Ovvero mi prenderanno colle buone, ed io sarò più buona di loro; piangerò, pregherò, li moverò a compassione: finalmente non domando altro che di non essere sagrificata. — Ma, come accade sovente di simili previdenze, non si avverò nè l’uno nè l’altro supposto. I giorni scorrevano senza che il padre nè altri le parlasse della supplica, nè della ritrattazione, senza che le venisse fatta proposta nessuna, nè con vezzi nè con minacce. I parenti erano serii, tristi, burberi con lei, senza mai articolarne il perchè. Si capiva solamente che la risguardavano come una rea, come una indegna: un anatema misterioso pareva che pesasse sopra di lei, e la segregasse dalla famiglia, lasciandovela soltanto unita quanto era duopo per farle sentire la sua soggezione. Di rado e solo a certe ore stabilite era ella ammessa alla compagnia dei parenti e del primogenito. Nei colloquii di questi tre sembrava regnare una gran confidenza, la quale rendeva più sensibile e più dolorosa la proscrizione