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come ella aveva mutato pensiero; giacchè non le bastava l’animo di cantargli a suo tempo sul viso un bravo: non voglio. E perchè i pareri gratuiti, in questo mondo son rari assai, la consigliera fece pagar questo a Gertrude con tante beffe sulla sua dappocaggine. La lettera fu concertata fra tre o quattro confidenti, scritta di soppiatto, e fatta ricapitare per via di artifizii molto studiati. Gertrude stava con grande ansietà aspettando una risposta che non venne mai. Se non che alcuni giorni dopo, la badessa, tiratala in disparte, con un contegno di reticenza, di disgusto e di compassione, le toccò un motto oscuro d’una gran collera del principe, e d’una scappata ch’ella doveva aver fatta, lasciandole però intendere che portandosi bene ella poteva sperare che tutto si dimenticherebbe. La giovinetta intese e non osò chiedere più in là.

Venne finalmente il giorno tanto temuto e bramato. Quantunque Gertrude sapesse ch’ella andava ad un combattimento, pure l’uscire del monastero, l’oltrepassar quelle mura nelle quali era stata otto anni rinchiusa, lo scorrere in carrozza per l’aperta campagna, il rivedere la città, la casa, furono per lei sensazioni piene d’una gioia tumultuosa. Quanto al combattimento, ella, colla direzione di quelle