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una panchetta che stava ferma, in una stanza riparata, come che fosse. Fecero quivi un po’ di carità insieme, come comportavano la penuria dei tempi, i mezzi scarsi in proporzione dei contingenti bisogni d’un avvenire incerto, e lo scarso appetito. L’uno dopo l’altro si ricordarono tutti e tre del banchetto che due giorni prima s’aspettavano di fare; e ciascuno alla sua volta mise un gran sospiro. Renzo avrebbe voluto fermarsi quivi almeno tutto quel giorno, veder le donne allogate, render loro i primi servigi; ma il padre aveva raccomandato a queste di mandarlo tosto per la sua strada. Allegarono quindi esse e quegli ordini e cento altre ragioni: che la gente ciarlerebbe, che la separazione più ritardata sarebbe più dolorosa, ch’egli potrebbe venir presto a dare e ad intender novelle; tanto che il giovine si risolvè di partire. Furono presi più partitamente i concerti; Lucia non nascose le lagrime; Renzo rattenne a stento le sue, e stringendo fortissimamente la mano ad Agnese, disse con voce soffocata: “a rivederci”, e partì.
Le donne si sarebbero trovate ben impacciate, se non fosse stato quel buon conduttore, il quale aveva ordine di guidarle al convento, e di dar loro quell’indirizzo e quell’aiuto