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Il nostro autore non descrive quel viaggio notturno, tace il nome del paese dove fra Cristoforo aveva indirizzate le due donne; anzi protesta espressamente di non lo voler dire. Dal progresso della storia si rileva poi la cagione di queste reticenze. Le avventure di Lucia in quel soggiorno si trovano avviluppate con un intrigo tenebroso di persona attenente a famiglia, come pare, assai potente, al tempo che l’autore scriveva. Per render ragione della strana condotta di quella persona, nel caso particolare, egli ha poi anche dovuto raccontare in succinto la sua vita antecedente; e la famiglia vi fa quella figura che vedrà chi vorrà leggere. Ma ciò che la circospezione del pover’uomo ci ha voluto sottrarre, le nostre diligenze ce l’hanno fatto trovare in altra parte. Uno storico milanese 1 che ha avuto a far menzione di quella persona medesima, non la nomina, è vero, nè il paese; ma di questo dice ch’era un borgo antico e nobile, a cui di città non mancava altro che il nome; dice altrove che vi scorre il Lambro; altrove, che v’è un arciprete. Dal riscontro dei quali estremi noi deduciamo che fosse Monza senz’altro. Nel vasto tesoro delle induzioni erudite ve

  1. Josephi Ripamontii, Historiae Patriae, Decadis V lib. VI, Cap. III, pag. 358 et seq.