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in massa, giù alla rinfusa per la contrada; a misura che l’esercito procede, molti della vanguardia allentano il passo, si lasciano sopravanzare, e si ficcano nel corpo della battaglia: gli ultimi spingono innanzi: lo sciame confuso giunge finalmente al luogo indicato. Le tracce dell’invasione erano recenti, e manifeste: la porta aperta, i chiavistelli sconficcati; ma gl’invasori erano spariti. Si entra nel cortile; si va alla porta del terreno: aperta, e sconficcata anch’essa: si domanda: “Agnese! Lucia! Il pellegrino! Dov’è il pellegrino? L’avrà sognato Stefano, il pellegrino. — No, no: l’ha visto anche Carlandrea. Ohe, pellegrino! — Agnese! Lucia!” Nessuno risponde. “Le hanno portate via! Le hanno portate via!” V’ebbe allora di quelli che, levando la voce, proposero d’inseguire i rapitori: che l’era una nefandità; e la sarebbe una vergogna pel paese, se ogni birbone potesse a man salva venire a portarne via le donne come il nibbio i pulcini da un’aia disabitata. Nuova consulta e più tumultuosa: ma uno (e non si seppe mai bene chi fosse stato) gittò nella brigata una voce, che Agnese e Lucia s’erano poste in salvo in una casa. La voce corse rapidamente, ottenne credenza, non si parlò più di dar la caccia ai fuggitivi,