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degli interrogatorii, non potrei uscirne a bene. E poi io ho a star qui, per accudire alle cose. Sarà meglio che mandiate voi un qualcheduno.”
“Manderò Menico.”
“Sì bene,” rispose Renzo; e partì per accudire alle cose, come aveva detto.
Agnese andò alla casa vicina a dimandare di Menico: un garzoncello di dodici anni circa, svegliato assai, e che per via di cugini e di cognati, veniva ad essere un po’ nipote della donna. Lo chiese ai parenti, come in prestito, per tutto quel giorno, “per un certo servigio,” diceva ella. Avutolo, lo condusse nella sua cucina; gli diede da colezione, e gl’impose che se ne andasse a Pescarenico, e si mostrasse al padre Cristoforo, il quale lo rimanderebbe poi con una risposta, quando sarebbe tempo. “Il padre Cristoforo, quel bel vecchio, tu sai, colla barba bianca, quel che chiamano il santo...”
“Ho capito,” disse Menico: “quegli che accarezza sempre i ragazzi, e che dà loro di tempo in tempo qualche immagine.”
“Appunto, Menico. S’egli ti dirà che tu aspetti qualche tempo lì presso al convento, non ti sviare: bada di non andare cogli altri ragazzi al lago a far saltellare le