Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
163 |
che gliel abbiate, non glielo può tor via nè anche il papa.”
“Se è cosa che non istà bene,” disse Lucia, “non bisogna farla.”
“Che!” disse Agnese, “ti vorrei io forse dare un parere contra il timor di Dio? Se fosse contra la volontà dei tuoi parenti, per torre uno scavezzacollo..... ma contenta me, e per torre questo figliuolo; e chi fa tutto il disturbo è un birbone, e il signor curato.....”
“L’è chiara come il sole,” disse Renzo.
“Non bisogna parlarne al padre Cristoforo prima di far la cosa;” proseguì Agnese: “ma fatta che sia, e ben riuscita, che pensi tu che sia per dirti il padre? — Ah figliuola! è una scappata grossa; me l’avete fatta. — I religiosi debbono parlar così. Ma credi pure che in cuor suo ne sarà anch’egli contento.”
Lucia, senza trovar che rispondere a quel ragionamento, non ne sembrava però molto capace: ma Renzo tutto rincorato disse: “quando è così, la cosa è fatta.”
“Piano,” disse Agnese. “E i testimonii? E trovare il verso di cogliere il signor curato, che da due giorni se ne sta rintanato in casa? E farlo star lì? che benchè sia