Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/162

156

gli disse sotto voce: “padre, ho inteso tutto; e ho bisogno di parlarle.”

“Dite su tosto, buon uomo.”

“Qui no: guai se il padrone s’avvede..... Ma io potrò saper molte cose; e vedrò di venir domani al convento.”

“C’è qualche disegno?”

“Qualche cosa nell’aria c’è di sicuro: già me ne son potuto accorgere. Ma ora starò sull’avviso, e saprò tutto. Lasci fare a me. Mi tocca di vedere e di sentir cose..... cose di fuoco! Sono in una casa.....! Ma io vorrei salvare l’anima mia.”

“Dio vi benedica!” e proferendo sommessamente queste parole, il frate pose la mano sul capo del servo, che quantunque più vecchio di lui, gli stava curvo dinanzi nell’attitudine d’un figliuolo. “Dio vi ricompenserà,” proseguì il frate: “non mancate di venir domani.”

“Verrò,” rispose il servo: “ma ella vada tosto e.... per amor del cielo .... non mi tradisca.” Così dicendo, e guatando intorno, egli uscì per l’altro capo dell’andito in un salotto, che metteva al cortile; e veduto il campo libero chiamò fuori il buon frate, il volto del quale rispose a quell’ultima parola più chiaro che non avrebbe potuto fare