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più rubicondo del solito: rimpetto ai due cugini, due convitati oscuri, dei quali la nostra storia dice soltanto cbe non facevano altro che mangiare, inchinare il capo, sorridere ed approvare ogni cosa che dicesse un commensale, e a cui un altro non contraddicesse.

“Da sedere al padre,” disse don Rodrigo. Un servo presentò una scranna, sulla quale si pose il padre Cristoforo facendo qualche scusa al signore dell’esser venuto in ora inopportuna. “Bramerei di parlarle da solo a solo, per un affare d’importanza,” soggiunse egli poi, con voce più sommessa, all’orecchio di don Rodrigo.

“Bene, bene, parleremo;” rispose questi: “ma intanto si porti da bere al padre.”

Il padre voleva schermirsi, ma don Rodrigo levando la voce in mezzo al trambusto che era ricominciato, gridava: “no per bacco, la non mi farà questo torto; non sarà mai che un cappuccino si parta da questa casa senza aver gustato del mio vino, nè un creditore insolente senza avere assaggiato della legna dei miei boschi.” Queste parole furono susseguite da un riso universale, e interruppero un momento la quistione che si agitava caldamente fra i commensali. Un servo, portando sur un bacile un’ampolla di vino,