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dei bravi si alzò, e gli disse: “padre, padre, venga pure avanti: qui non si fanno aspettare i cappuccini: noi siamo amici del convento: ed io vi sono stato in certi momenti che al di fuori non era troppo buon’aria per me; e se mi avessero tenuta la porta chiusa, la sarebbe andata male.” Così dicendo battè due colpi del martello. A quel suono risposero tosto di dentro le urla e i guai di mastini e di cagnolini, e pochi momenti dopo giunse borbottando un vecchio servitore; ma veduto il padre, gli fece un grande inchino, acquetò le bestie colle mani e colla voce, introdusse l’ospite in un angusto cortile e richiuse la porta. Scortolo poi in un salotto, e guardandolo con una certa cera maravigliata e rispettosa, disse: “non è ella .... il padre Cristoforo di Pescarenico?”

“Per l’appunto.”

“Ella qui?”

“Come vedete, buon uomo.”

“Sarà per fare del bene. Del bene,” continuò egli mormorando fra’ denti, e rimettendosi in via, “se ne può fare da per tutto.” Scorsi due o tre salotti oscuri, giunsero alla porta della sala del convito. Quivi un gran frastuono confuso di forchette, di coltelli, di bicchieri, di piatti di stagno, e sopra tutto