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“prova di amicizia.” E si mise in atto di servirlo prima d’ogni altro; ma egli ritraendosi con un certo modo di resistenza cordiale, “queste cose,” disse, “non fanno più per me; ma tolga il cielo ch’io rifiuti i suoi doni. Io sto per pormi in viaggio: si degni di farmi portare un pane, perchè io possa dire di aver goduta la sua carità, di aver mangiato il suo pane, e tenuto un segno del suo perdono.” Il gentiluomo, commosso, ordinò che così si facesse; e venne tosto un maggiordomo in gran gala, portando un pane sur un bacile d’argento, e lo presentò al padre, il quale presolo e ringraziato, lo pose nella sua sporta. Chiese quindi licenza, e abbracciato di nuovo il padrone di casa, e tutti quelli che trovandosi più presso a lui poterono impadronirsene un momento, si sviluppò da essi a fatica; ebbe a combattere nelle anticamere per isbrigarsi dai servi, ed anche dai bravi, che gli baciavano il lembo dell’abito, il cordone, il cappuccio; e si trovò nella via portato come in trionfo, ed accompagnato da una folla di popolo fino ad una porta della città, d’onde uscì, cominciando il suo pedestre viaggio verso il luogo del suo noviziato.
Il fratello dell’ucciso, e il parentado, che si erano preparati ad assaporare in quel giorno