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di durlindane pendenti, un muoversi librato di gorgiere inamidate e crespe, uno strascico intralciato di rabescate zimarre. Le anticamere, il cortile e la strada formicolavano di servi, di paggi, di bravi e di curiosi. Fra Cristoforo vide quell’apparecchio, ne indovinò il motivo, e provò un leggier turbamento; ma dopo un istante disse tra sè: — sta bene: l’ho ucciso in pubblico, alla presenza di tanti suoi nemici: quello fu scandalo, questa è riparazione. — Così, con gli occhi a terra, col padre compagno al fianco, passò la porta di quella casa, attraversò il cortile tra una folla che lo squadrava con una curiosità poco cerimoniosa; salì le scale, e di mezzo all’altra folla signorile, che fece ala al suo passaggio, seguito da cento sguardi, giunse alla presenza del padrone di casa, il quale circondato da parenti più prossimi, stava ritto nel mezzo della sala, con lo sguardo abbassato, e il mento in aria, impugnando con la sinistra mano il pomo della spada e stringendo con la destra il bavero della cappa sul petto.
V’ha talvolta nel volto e nel contegno d’un uomo una espressione così immediata, si direbbe quasi una effusione dell’interno animo, che in una folla di spettatori, il giudizio di quell’animo sarà un solo. Il volto e il contegno