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sulla paglia, a vivere di elemosina, poteva parere una punizione competente anche all’offeso il più borioso. Il padre guardiano si presentò con una umiltà disinvolta al fratello del morto, e dopo mille proteste di rispetto per l’illustrissima casa e di desiderio di compiacere ad essa in tutto ciò che fosse fattibile, parlò del pentimento di Ludovico, e della sua risoluzione, facendo garbatamente sentire che la casa poteva esserne contenta; insinuando poi soavemente e con ancor più destro modo che, piacesse o non piacesse, la cosa doveva essere. Il fratello diede in ismanie, che il capuccino lasciò svaporare, dicendo di tempo in tempo: “è un troppo giusto dolore.” Fece intendere che in ogni caso la sua famiglia avrebbe saputo pigliarsi una soddisfazione; e il capuccino, che che ne pensasse non disse di no. Finalmente richiese, impose come una condizione, che l’uccisore di suo fratello partirebbe tosto di quella città. Il capuccino che aveva già deliberato di far così, disse che lo farebbe, lasciando che l’altro credesse, se gli aggradiva, esser questo un atto di ubbidienza: e tutto fu conchiuso. Contenta la famiglia, che si toglieva d’un impegno; contenti i frati, che salvavano un uomo e i loro privilegi, senza farsi alcun nemico; contenti i dilettanti di