Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/111

106

del combattimento. Tornato pochi minuti dopo, entrò nella infermeria, e fattosi al letto dove Ludovico giaceva, “consolatevi” gli disse: “almeno è morto bene, e mi ha incaricato di chiedere il vostro perdono, e di portarvi il suo.” Questa parola fece rinvenire affatto il povero Ludovico, e gli risvegliò più vivamente e più distintamente i sentimenti che erano confusi ed affollati nel suo animo: dolore dell’amico, sgomento e rimorso del colpo che gli era uscito di mano, e nello stesso tempo una angosciosa compassione dell’uomo ch’egli aveva ucciso. “E l’altro?” domandò egli ansiosamente al frate.

“L’altro era spirato, quand’io arrivai.”

Frattanto gli accessi e i contorni del convento formicolavano di popolo curioso: ma giunta la sbirraglia, fece smaltire la folla, e si pose in agguato a una certa distanza dalle porte; in modo però che nessuno potesse uscirne inosservato. Un fratello del morto, due suoi cugini e un vecchio zio, vennero pure armati da capo a piede, con grande accompagnamento di bravi; e si posero a far la ronda intorno, guardando con piglio e con atti di dispetto minaccioso quei musardi, che non osavano dire: ben gli sta; ma lo avevano scritto sui volti.