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del popolo, che lo raccomandava a loro, dicendo: “è un uomo dabbene che ha freddato un birbone superbo: l’ha fatto per sua difesa: c’è stato tirato pe’ capelli.”
Ludovico non aveva mai prima d’allora versato sangue; e benchè l’omicidio fosse a quei tempi cosa tanto comune che gli orecchi d’ognuno erano avvezzi a sentirlo raccontare, e gli occhi a vederlo, pur l’impressione che egli ricevette dal veder l’uomo morto per lui, e l’uomo morto da lui, fu nuova ed indicibile; fu una rivelazione di sentimenti ancora sconosciuti. Il cadere del suo nimico, l’alterazione di quei tratti che passavano in un momento dalla minaccia e dal furore all’abbattimento ed alla quiete solenne della morte, fu una vista che cangiò in un punto l’animo dell’uccisore. Strascinato al convento, egli non sapeva quasi dove fosse, nè che si facesse; e quando fu tornato nella memoria, si trovò in un letto della infermeria, nelle mani del frate chirurgo, (i capuccini ne avevano ordinariamente uno in ogni convento) che aggiustava faldelle e bende sulle due ferite che egli aveva ricevute nello scontro. Un padre, il cui impiego particolare era di assistere ai moribondi, e che aveva spesso renduto di questi ufizii sulla via, fu chiamato tosto al luogo