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la percezione normale dei colori 47

del colore non corressero il rischio di essere erronee del tutto rispetto ad un giudizio definitivo sulla percezione più o meno normale di chi ha eseguito il quadro.

L'esempio di cattivissimi pittori di figura, che non la sola mancanza di percezione di un sol colore, come i daltonici, ma che si sarebbero ritenuti destituiti di qualsiasi qualità per riescire nell’arte, dedicandosi al paesaggio mostrarono come si possono smentire pronostici di tal fatta. Né queste sono le sole ragioni che rendono dubbioso ogni giudizio portato sulle qualità dell’occhio dell’artista partendo dall’analisi del colorito dei suoi quadri, fondendovisi influenze di epoca e di scuola, di aspirazioni a conquiste coloristiche nuove o anche a semplici riproduzioni di effetti singolari troppo per ricevere una sanzione generale di veridicità. Così le risultanze di un'affrettata o preconcetta disamina possono bastare perché da un’epoca, da una scuola, da un consesso limitato di giudici, come da un intero pubblico si attribuisca anche a questo erroneo privilegio di un modo singolare di vedere nel vero un’interpretazione pittorica, un'arte scaturita da una più profonda osservazione della natura viva, da una preparazione più consona alla difficoltà di portare un contributo utile al progresso dell’arte - da quel provvidenziale rinnovellamento dell’istinto d’indagine che contrassegnò il succedersi delle antiche scuole, morte non dacché mancò l’innumerevole schiera di quelli che fanno diverso dal vero per non poter fare altrimenti, ma l’alito vivificante dei maestri che si isolassero dal modo arbitrario di copiare dal vero per avervi saputo guardare meglio.

Il colorito dunque che può presentarsi così vario nelle opere di ogni singolo pittore, nella grande maggioranza dei casi dotati del senso visivo normale conferito da natura all’essere umano, non è altro che il prodotto delle