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28 gli elementi tecnici della pittura

centimetro per il rosso e di 38 milionesimi per il violetto. Fra questi limiti, che non suggeriscono alcun’idea concreta di spazio e tempo al nostro spirito all’infuori che di una vertiginosa rapidità di moti ed incommensurabilità di dimensioni, oscillano i movimenti dell’etere, cagione dei colori intermedi fra il rosso ed il violetto, cioè l’aranciato, il giallo, il verde, l’azzurro e l’indaco; la luce bianca risultando dalla promiscuità di onde di tutte le lunghezze atte ad eccitare l’occhio.

Spiegato come la luce agisca sulla retina bisognava ancora conciliare il modo di eccitazione esteriore colla natura propria del sistema nervoso, perché la struttura apparentemente uniforme dei nervi ottici, per quello che si conosce, costituiti di fibre che senza differenza apprezzabile passano nella retina diramandosi agli elementi sensibili descritti, indurrebbe a supporre che tutti i filamenti dei nervi ottici, destinati alla trasmissione della eccitazione luminosa, fossero equivalenti, passibili cioè di comunicare soltanto la sensazione di colore composta di movimenti dell’etere a vibrazioni e lunghezze d’onde eguali.

Ma le complesse impressioni percepite nello stesso tempo dall’occhio per fatto di onde luminose di varia lunghezza e la diversa provenienza da cui può essere originata la stessa impressione, come un azzurro ad esempio che non è sempre provocato da una luce monocromatica ma può derivare dal concorso simultaneo di una luce violetta e di una luce verde oppure da una luce bianca privata del giallo, vale a dire appunto da onde e vibrazioni assolutamente differenti, parvero contraddire alla legge meccanica della trasmissione del moto e al funzionare di altri nervi, talché l’idea di una costituzione identica dei filamenti dei nervi ottici fu abbandonata adottandosi l’ipotesi di Thomas Young, della esistenza di tre fibre ottiche per ogni elemento