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visione oculare e visione soggettiva 23

forato nella parte superiore degli integumenti esterni per potervi guardare dentro. Osservando l’immagine che si forma sulla retina di quest’occhio pei raggi mandativi da qualche oggetto esterno, attraverso la pupilla, l’oggetto si vede riprodotto capovolto. Altrettanto deve accadere nell’occhio vivo. Però sul come l’arrovesciamento delle immagini sull’occhio ci passi inavvertito è diviso il parere dei fisici e dei fisiologi, chi ammettendo che l’abitudine ci faccia vedere gli oggetti diritti, altri ritenendo che noi riferiamo gli oggetti alla direzione dei raggi ricevuti e quindi gli oggetti sembrino diritti: ma il problema non pare risolto soddisfacentemente, sebbene la versione dell’abitudine e della mancanza di un raffronto abbia maggior credito.

Dalla descrizione fatta dell’occhio sembrerebbe che la distanza della retina dal centro dell’occhio fosse immutabile, ma una posizione fissa di quest’organo non risponderebbe alle condizioni necessarie per ricevere nella macchia gialla tutte le immagini proiettate entro l’occhio dai corpi esterni nella varietà infinita delle loro distanze. La visione distinta non avviene tanto se la convergenza dei raggi luminosi accade al di là della retina quanto più avanti ed inoltre occorre che l’immagine abbia una sufficiente estensione la cui ultima misura si ritiene il diametro dei coni valutata all’incirca 0,005 mm. Perché dunque avvenga l’immagine distinta fa d’uopo che la curvatura delle lenti dell’occhio si possa modificare in modo da stabilire, secondo la distanza dell’oggetto guardato, la convergenza necessaria perché i raggi abbiano da cadere sulla retina. Ed una delle proprietà distintive dell’occhio da qualsiasi strumento ottico è la convergenza delle immagini sulla retina qualunque sia la distanza cui sono posti gli oggetti che noi guardiamo; proprietà dovuta alla elasticità delle capsule contenenti l’umore acqueo ed il cristallino quanto degli involucri