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visione oculare e visione soggettiva 15


Se così non fosse, se lo scopo dell’arte non dovesse essere che quello di ricercare nelle proprietà dell’occhio e della tavolozza altro che i mezzi per giungere alla imitazione delle cose reali per ciò che sono in loro stesse o per il senso che destano dipendentemente dalla loro costituzione materiale e dal modo di esistere effettivo nel vero, l’artista potrebbe deporre il pennello ed averlo deposto già sin da quando si costruì la camera oscura, lo stereoscopio e la macchina fotografica, preparandosi anche a disperare di potere mai uguagliare gli effetti di colori che si potranno riprodurre un qualche giorno dai mezzi scientifici indirizzati a tale fine.

Da tutte queste considerazioni risulta chiaramente che l’arte è soltanto quella che procede alla imitazione delle cose naturali con mezzi che le sono propri e lontani da ogni condizione effettiva delle cose reali, conseguendone, che se il pittore potesse connestare due immagini in una sola, andrebbe piuttosto verso la contraffazione del vero che non alla impressione di verità che è scopo dell’arte ed unica mira dell’artista, in quanto che, se per ottenere il rilievo, come si riproduce in noi, occorrono due immagini, anche per dare realità vera ad una stoffa, ad un sasso, ad un oggetto qualsivoglia, non basterebbero ancora due immagini dipinte, che si dovrebbe ricorrere a tessuti, pietre ed oggetti esistenti nelle stesse condizioni di quelli che si vogliono copiare, non potendo essere eguali che cose eguali. Quindi l’inutilità per non dire l’errore di simili preoccupazioni dal punto di vista dell’arte di dipingere, la quale non può tenere in considerazione altri sussidi che non siano consentanei alla superfice piana, unico suo campo d’operazione, ed i colori che sono i soli mezzi materiali dai quali il pittore deve ricavare tutte le apparenze più significative del mondo esteriore che si è prefisso di imitare.