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il divisionismo 261

o alla compiuta estrinsecazione dell'immagine che concepisce fa a fidanza sul debole intendimento d’arte di chi lo deve apprezzare o, sotto il movente artistico, non vive altro che un'attività interessata a compiacere l'altrui gusto; tale modo di argomentare può essere ammesso, perchè in fatto lo si vede praticato, ma di fronte all'arte mancata per queste ragioni soggettive di difficoltà tecnica o di debole resistenza al lavoro pittorico quali argomenti potrà mai addurre l’artista per persuadere chi rimane indifferente davanti alla sua opera che l’effetto vi è espresso, specialmente se subito lì a fianco della stessa sua opera ne esisterà altra ispirata da effetto analogo del vero, ma nella quale si vedrà, per l'impressione che produce, vinte e superate quelle difficoltà e quegli sforzi che si accampano come superiori alle forze umane o incompatibili con questo benedetto fuoco artistico che pur troppo si ritiene da tanti sinonimo di dover far presto a dipingere per poter dipingere molto e..... male?

Chi è abituato fra gli artisti o professa l’arte od ha intuizione delle difficoltà intrinseche dell'impiego dei mezzi dell’arte ed ha un'idea sufficiente delle energie necessarie per sorpassare quelle che pure nell’apparente giocondità dell'esercizio della pittura sfiaccano la mente ed il braccio sino all’impossibilità di aggiungere un colore alla tavolozza od un tratto di pennello alla tela, sa della tempra indomabile cui l'ostacolo è sprone a nuova lotta quanto degli inesauribili sofismi dietro i quali i refrattari ad ogni severa applicazione mentale, i pigri e gli impotenti tentano di ingannare se stessi e, bisogna pur dirlo, di trarre nello stesso inganno gli altri.

Così, mai come col diffondersi della tecnica che scompone il colore per renderne più visibili gli elementi attivi, rafforzandoli inoltre col contrasto del colore complementare,