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il divisionismo 259

Non solo, ma tenuto calcolo principalmente che i tratti o punti distanti tra di loro tanto più che abbisognino di essere veduti in certa lontananza, fanno sì che materialmente tale disposizione del colore non possa seguire tutte le modulazioni di piani e contorni e tinte che si accumulano in piccolo spazio sul volto umano e dovunque nella figura si addensano particolari minuti, e quindi il divisionismo sia come mezzo tecnico improprio a sostituire in questo e simili casi e la convenienza ed i risultati dell’impasto.

Si dimostra in modo chiaro l'impossibilità di un’equivalenza assoluta nei risultati del divisionismo con quelli dell'impasto proponendosi la semplice copia di un occhio che visto alla normale distanza che si guarda un ritratto di grandezza del vero sarebbe subito coperto con tre o quattro tratti di colore quali occorrono per avere un effettivo eccitamento retinico suggestivo di luminosità a tale distanza; tratti nei quali non si potrebbero incastrare le minuzie che comporta l’impasto senza distruggerne la principale azione. Ma non bisogna confondere il criterio di applicare un processo coi risultati del processo istesso e dalla condizione nella quale un dato mezzo tecnico riesce inadatto argomentare per negare le qualità che mostra applicato razionalmente. Ciò potrà raddoppiare le difficoltà che implica il divisionismo e le energie occorrenti per superarle, quando si voglia estenderlo ai campi dove maggiori sono le difficoltà di un risultato interessante.

E le energie che si richiedono per utilizzare la proprietà dei colori scomposti non sono poche, giacchè il divisionismo richiede, oltre una matura concezione del soggetto, un'esecuzione lentissima, ma costantemente vibrata. Fondato su di una scrupolosa e ferma determinazione delle gradazioni dei golori ed un perfetto distacco dei minimi elementi di eccitamento della retina che risolva le più intricate acciden-