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234 gli elementi tecnici della pittura

base l’azione soggettiva della retina così prende il nome di miscuglio retinico.

Nel contrasto detto successivo si è veduto come fondandosi l’effetto della immagine apparente o sulla intensità o sulla estensione delle luci osservate o sull’insistenza dell'occhio nel fissarle, se ne ricavasse, pittoricamente, il minore partito possibile, perchè non avendo i colori della tavolozza grande intensità non concedono di ottenere effetto di contrasto se non a patto di adoperarli in vasta estensione. E fu questo l’unico modo di utilizzare dai pittori antichi i colori complementari.

Ma col contrasto simultaneo il miscuglio dei colori sulla retina può assurgere a processo metodico di sussidio degli impasti e delle velature oltrechè nel comune impiego delle opposizioni quali Plinio ci attesta fossero fra i più usuali artifici della pittura sino dagli antichi Greci, ed essere ancora efficace rimedio a quella debole intensità luminosa riconosciuta nelle sostanze coloranti e di tanto ostacolo alla illusione di verità dei dipinti.

Perchè l'azione del contrasto dei colori posti in piccola quantità ed in vicinanza immediata si estende alla intensità luminosa della quale è tanto difetto nelle sostanze coloranti, in virtù appunto di quelle immagini virtuali, prive cioè di essenza corporea, prodotti di pura eccitazione retinica in tutto analoghi al senso provocato dalla luce sugli elementi sensibili della retina, e perciò elemento prezioso di illusione di realtà di luce che è nello scopo dell’arte di raggiungere e che arriva quando l’artificio del contrasto anzichè affidato a superficie molto estese, si riduce fra piccoli spazi sufficienti perchè, dal punto di veduta del dipinto, l'occhio possa sentirne l’influsso.

Si dimostra la verità di questo aumento di intensità luminosa di un colore qualsivoglia costituito da una succes-