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del contrasto 221

Però quanto più i colori che si mettono in contrasto sono intensi, tanto meno si formano le immagini complementari, ed inversamente con tinte chiare, contrapposte l'una all’altra, il fenomeno si svolge più facilmente.

Meyer osservò pel primo, nell’anno 1855, come ponendo sopra un fondo colorato un piccolo quadrato di tinta opposta, se ne vedesse meglio l’effetto del contrasto, coprendo i colori in esperimento con un foglio sottile di carta velina. Con tale artifizio il complemento si presenta senza sforzo alcuno d'attenzione, ed il distacco ne è più deciso.

Le supposizioni fatte per spiegare da che dipenda il fenomeno del contrasto, partono dall'’ammettere che, in genere, un'impressione luminosa affatichi alcuni nervi dell'occhio a preferenza di altri che lo stato di riposo ha preparato per una pronta attività.

Applicando la teoria di Young ed Heimholtz sulla visione, al caso del piccolo quadrato di carta verde, che tolto improvvisamente dal fondo grigio, sul quale si era osservato, si vede cangiato in un quadrato virtuale di colore rosa, Rood esplica in tal modo quanto accade nell’occhio: la luce verde riflessa dal piccolo quadrato di carta, agendo sull'occhio, affatica, sino ad un certo punto, i nervi del verde della retina, mentre che essa agisce debolmente sopra quelli del rosso e del violetto. Allorchè si ritira improvvisamente la carta verde si presenta alla retina affaticata della luce grigia e questa luce si può considerare come composta di luce rossa, verde e violetta. I nervi del rosso e del violetto, che non sono affaticati, rispondono energicamente alla eccitazione; al contrario i nervi del verde rispondono più debolmente al nuovo richiamo loro fatto, e per conseguenza, riceviamo principalmente un miscuglio di sensazioni dal rosso e dal violetto che producono per risultato finale il rosa o il rosso purpureo. Nei casi dei contrasti di colori