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la luminosità 187

di questo nero che da ogni lato invade l’impiego dei colori della tavolozza che il pittore tenta liberarsi, né la legge di adattamento dell’occhio, per quanto ridotta e svisata dalle concessioni più ampie, potrebbe risolvere il problema.

Da queste premesse si ricava, in modo esplicito, come un equivoco di grande conseguenza possa derivare dal confondere il bianco ed il senso di bianchezza che l’uso del bianco per sé solo necessariamente importa, dalla luce e dal senso di luminosità che dalla luce reale si effonde, e come, anzitutto, perché mancando un mezzo d'arte che rappresenti per sé la sensazione luce, che il bianco troppo lontanamente ricorda, occorra che l'artista sappia come giungere ad ottenere dai suoi colori, il bianco compreso, questa sensazione distintiva della luce senza la quale gli oggetti dipinti scapiteranno di effetto illusorio di cose vere di quanto nel dipinto mancherà la sensazione luminosa e sarà vivo invece quello della speciale materia costituente ogni sostanza colorante impiegata, perché il vero ovviamente non è fatto di cobalto, di verde inglese, di cinabro, di oltremare e via dicendo, ma ogni colore reale si manifesti come una luminosa ed incorporea vibrazione.

Consegue da tale proprietà insita colla natura stessa della luce, formata da solo movimento, che nel vero l’impressione luminosa non è dipendente da contrasti di tenebre, ma anzi dalla maggior estensione dello spazio occupato da luci chiare, come avviene all'aperto, l'intensità luminosa della scena cresce, e luminoso per eccellenza dicesi di un cielo non offuscato dal più tenue vapore o segnato dalla più piccola nube.

Altro quindi è l'effetto prodotto da certo spazio immune da ogni sensazione di oscurità ed altra quello che proviene da uno spazio consimile di luce, ma nel quale si rileva la presenza di uno scuro più o meno esteso, per quanto si