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la luminosità 179

nero fumo illuminato dal sole, aveva ancora la metà di chiarezza del bianco in ombra nella parte rischiarata di una stanza.

« Sul quadro del chiaro di luna si sarebbe obbligati, per rappresentare il disco della luna e la sua immagine nell'acqua, d'impiegare, con una lieve modificazione, lo stesso bianco che ha servito a dipingere il mantello dei Beduini, quantunque la vera luna possieda solamente un quinto di detta chiarezza, e che la sua immagine nell’acqua ne abbia ancora molto meno. D'altra parte, delle superfice di marmo o delle vesti bianche illuminate dalla luna, quando pure l'artista loro desse una tinta grigia intensa, sarebbero sempre, sopra un dipinto, da dieci a venti volte più chiare che esse non lo fossero, in realtà, in un chiaro di luna.

« E ancora, il nero più intenso, che l’artista possa impiegare, se è rischiarato dalla luce diurna, ‘sarebbe appena abbastanza scuro per rappresentare la vera luce d'un oggetto bianco illuminato dalla luna. Perché anche il nero più scuro, il nero fumo, il velluto nero, fortemente illuminati, appariscono grigi come si verifica con svantaggio nelle esperienze d’ottica quando si vuole smorzare della luce superflua. La chiarezza di una superficie di nero fumo, esaminata da me, aveva press'a poco l'1/100 della chiarezza di una carta bianca. I colori più chiari del pittore sono, in generale, cento volte circa più chiari che le ombre più intense che può ottenere »1.

Da tutto ciò si direbbe risultare una inanità dei mezzi pittorici alla imitazione degli effetti naturali, se l'adattamento del nostro occhio, a percepire sotto una certa luce le più insensibili gradazioni di tinte, non favorisse la possibilità

  1. H. Helmholtz, op. cit., pag. 187 e seg.