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la luminosità 177

Helmholtz, nell’« Ottica e la pittura », ci dà un'idea della vanità di ogni tentativo per raggiungere il vero nei rapporti assoluti, qualitativi e quantitativi, di intensità luminosa.

« Permettetemi, dice il. grande scienziato, di scegliere un esempio eloquente. In una galleria non è impossibile di trovare un quadro rappresentante il deserto, con una carovana di Beduini, avviluppati di vestiti bianchi, e di negri dalla pelle nera che si avanzano attraverso la luce ardente del sole, a fianco di altro quadro figurante un chiaro di luna azzurreggiante, ove quest’astro si riflette nell'acqua e si vedono nell'oscurità gruppi d'alberi e di figure. E si sa, per esperienza, che i due quadri, se sono ben fatti, possono veramente presentarci questi oggetti con una fedeltà sorprendente; e tuttavia lo stesso bianco, soltanto un poco modificato, avrà servito a dipingere le stesse parti più chiare, e lo stesso nero, le più scure, nei due quadri. Ambidue partecipano sulla stessa parete della stessa luce, e le parti più chiare, come le più scure, si mostrano, quanto al grado di chiarezza, di una differenza poco sensibile.

« Ora qual è nella realtà il rapporto fra le luci qui rap- presentate? La proporzione fra la luce del sole e quella del chiaro di luna fu misurata da Vollaston, che ne fece il ragguaglio, comparandole a fiamme in rapporto identico, ed ha trovato che la luce del sole è 800.000 volte più intensa di quella del più bel chiaro di luna.

« Qualsiasi corpo opaco, illuminato da qualsiasi sorgente di luce, non può, nelle migliori condizioni possibili, riflettere più della luce che riceve. Ma, secondo le osservazioni di Lambert, i corpi, compresi pure i più bianchi, non possono rinviare che circa i due terzi della luce ricevuta. Il raggi del sole che partono simultaneamente da quest'astro il cui diametro è di poco inferiore a 200.000 miglia, sono, quando arrivano a noi, già uniformemente ripartiti su di
G, Previati, Gli elementi tecnici della pittura. Vol. II.