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visione oculare e visione soggettiva 5

anatomicamente perfetto e fisiologicamente dotato della più squisita sensibilità non completa la visione normale, che ancora dipende da una qualità estranea all’occhio, la memoria, funzione tutt’affatto intellettiva, bastante di per sé a modificare le impressioni del reale da individuo a individuo, ma che in ogni modo, ammettendo pure che agisca in guisa simile per tutti, è più o meno attiva secondo determinati stati d’animo. Spiegandosi così il carattere speciale che il lavoro pittorico invariabilmente assume quando deriva dall’artista ricercatore non delle forme inespressive ma di quelle che meglio inducono alla emozione; spiegandosi pure perché il disegno artistico non corrisponda al meccanico lavoro di copia dell’istrumento passivo cui manca, per conseguenza, la facoltà di raggiungere la verità dell’arte.

La facilità colla quale il nostro giudizio può essere tratto in errore dalla osservazione superficiale delle forme, dalle condizioni particolari nelle quali le forme possono presentarsi al nostro sguardo e l’attenzione incessante che occorre per afferrare i rapporti fra oggetti ed oggetti perché dalla veduta delle cose non venga un apprezzamento erroneo e non rimanga un ricordo inesatto, cagione di continui errori di giudizio e sul vero e sull’arte, possono essere adombrate da qualcuna di quelle dimostrazioni grafiche che a tutta prima possono sembrare giuochi artifiziosi per trarre in inganno, mentre non sono che frutto di investigazione più acuta del mondo esteriore e del suo modo di riflettersi per via dei sensi nell’intelletto.

La regolarità di un quadrato, per esempio, può sembrare alterata in vario senso dalla semplice inscrizione di linee orizzontali o verticali, come si vede nella fig. 1, nella quale i due quadrati, quantunque eguali, l’uno sembra più largo e l’altro più alto.