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la luminosità 175

che si vogliono copiare, affine di giudicare della loro luminosità complessiva, ed è quella che non si potessero dipingere oggetti grandi al naturale come è consuetudine in arte perché da una certa distanza aumenta l'impicciolimento prospettico. Ma la grandezza che il pittore preferisce dare ai suoi quadri, purché gli oggetti in esso figurati mantengano fra di loro le proporzioni che hanno nel vero, non è di alcun impedimento all’illusione di verità del dipinto, né obbliga l'osservatore a stare in vicinanza della tela per goderne l’effetto. È una questione questa che riguarda chi deve col- locare il dipinto perché se ne abbia l'impressione migliore.

Quando il dipinto è limitato da una cornice, nota giustamente Bruke, non si può supporre che le cose rappresentatevi vi siano figurate più avanti, perché la cornice desta sempre l'idea che gli oggetti vi si vedano come fuori da una finestra. In casi simili, allorché particolarmente le figure sono eseguite più grandi del naturale, è dunque, perché si vuol dare realmente l’impressione del colossale o perché si sa dapprima che il quadro sarà collocato a tale distanza dallo spettatore, che questi sarà disposto a sott'intendere questa distanza ed a prendere le dimensioni colossali per dimensioni naturali.

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Comune ad ogni grado di luminosità, perché distinzione tipica dell'energia raggiante, è il senso di vibrazione, per il quale i corpi che sono tocchi dalla luce, sembrano animarsi quasi fosse in loro stessi la forza che desta la visione, forza della quale sono pure partecipi le sostanze coloranti, finché sono illuminate nelle condizioni comuni degli altri oggetti del vero, ma che nell'impiego pittorico perdono, perdendo altresì la proprietà di trasfonderne il