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la luminosità 165


Che tutte le accidentalità immaginabili di forma e di colore che può portare una moltitudine di oggetti differenti, comunque disposti nello spazio, non modifichino menomamente le leggi della propagazione della luce e il modo di percepire le distanze, si prova riducendosi in una stanza buia, e aprendo uno spiraglio che dia agio alla luce di penetrarvi. Per debole che sia il raggio introdotto ed ampio l'ambiente così rischiarato , passato il momento di abbagliamento che cagiona ogni improvviso passaggio dalla oscurità alla luce potremmo verificare, su di una gradazione proporzionata alla potenza del raggio di luce infiltratosi, che tutte le modalità proprie del diffondersi dei raggi luminosi si manifestano al nostro occhio. Qui una superficie levigata ci invierà il più vivo riflesso della luce bianca incidente, là nei pendagli di vetro della lampada si intravvederà qualche iridescenza. Il soffitto chiaro, sul sommo delle pareti, sembrerà irradiare una tenue nebbia di pulviscoli grigi, e le ombre brevi o perdentisi nella semioscurità degli angoli più lontani, se non ci renderanno nettamente visibile la forma di tutti gli oggetti, però non mancheranno di accentuarsi dappertutto dove la luce darà di cozzo in un rilievo.

Seguendo, o la forma degli spazi rischiarati, o quella delle ombre, noi verremo sempre ricondotti alla direzione del lume origine di tali effetti; né, per quanto possa essere bizzarra la natura degli oggetti raccolti nella stanza, né per quanto informe il pertugio d'accesso del raggio luminoso, potremo ritrovare che luci incidenti, o riflesse, o rifratte, spazî illuminati od oscuri, contrasti od armonie di tinte non ci spieghino la loro dipendenza dalla entità della sorgente luminosa e dalla forma e dal colore degli oggetti che essa illumina.

Per alterare questi normali effetti di riflessi e di ombre,