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160 gli elementi tecnici della pittura

dell’arte antica, fu questo contenere il proprio obbiettivo nella estensione dei mezzi tecnici noti. Preoccupato l'antico artista della forma e dell’espressione, svolse queste nelle condizioni di luce più favorevoli per l’impiego dei colori della tavolozza, secondo le cognizioni del tempo, onde l'arte antica non si risente mai degli stridori e degli eccessi di biacche e giallolini di quei pittori moderni che si sono volti alle grandi vibrazioni luminose dell’aperto senza la conveniente preparazione tecnica.

E di fronte ad una ricerca così spiegata per la forma e l'espressione, quale rimarrà forse insuperata nella storia dell’arte, si spiega come l’effetto luminoso potesse rimanere in considerazione secondaria e potesse bastare un puro accenno convenzionale dei lumi ad eccitare l'idea di una realtà viva e palpitante, come si vede nei disegni antichi stessi, nei quali per solito i segni del gesso essendo affievoliti o scomparsi, noi non proviamo meno la suggestione di vitalità possente e vissuta di quegli atti, di quelle forme, di quei sentimenti, pur espressi con tanta proprietà di mezzi da rendere dimentichi dell'esistenza di ogni altra realtà fuori di quella in cui sa trattenerci la potenza dell'artista.

Nell'arte antica mai il soggetto è concepito in modo che separandolo dall'effetto luminoso non possa interessare per il carattere delle forme accentuate o per il sentimento o la bellezza delle linee e sul quale l'effetto luminoso non compia che un puro riempitivo di decorazione pittorica, e ciò anche fra il numero relativamente ristretto dei luministi.

Le aurore, i meriggi, i tramonti, nessun momento del variabile corso della luce nel giorno, nella stagione, distaccò l’attenzione dell'antico pittore dal suo ideale estetico, e per quanto noi possiamo dolerci di questa unilaterale considerazione