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sguardo retrospettivo sulla teorica e la tecnica 157

colore un aumento di intensità luminosa, quando questo colore non si trova fra quelli che sono nella tavolozza non vi ha che un modo che è quello di aumentare il tono del fondo sul quale poggia il colore che si vuole modificare sino che, stabilito un certo rapporto per il contrasto, la luminosità cercata può dirsi sufficentemente raggiunta. Però l'impressione complessiva nel supposto caso del verde non sarà simile a quella risultante nel vero, giacché uno dei rapporti è stato alterato e la presenza sul dipinto di un tono più scuro di quelli esistenti nel vero non potrà che dare al dipinto un senso maggiore di oscurità passato dal verde al colore circostante, ma in ogni modo sempre coefficente di oscurità. Nell’impasto è dunque accertata l'inettitudine a costituire per sé un mezzo utile di aumento d’intensità luminosa della sostanza colorante, perché, l’impasto non sia che miscuglio dei colori, quel miscuglio che, ripetutamente si è dimostrato, conduce alla oscurità tutte le sostanze coloranti che ne sono fatte oggetto.

La velatura, invece, è quella disposizione dei colori per la quale tanto l’intensità colorante che l'intensità luminosa della tinta si ottengono dalla riflessione della luce operata da un fondo chiaro coperto da uno strato di colore trasparente.

Non tutte le sostanze coloranti si prestano ad essere adoperate in questo modo, specialmente allo stato secco, quantunque tutti i colori in strato sottilissimo siano trasparenti e su di un fondo resistente all’attrito sia sempre possibile distribuire una tenue superfice d'altro colore anche allo stato secco.

Ma, per il godimento di tutte le prerogative della trasparenza, il processo meccanico della velatura viene facilitato dallo sciogliere il colore che si vuole ridurre trasparente in un liquido adatto all’unità del processo di esecuzione