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sguardo retrospettivo sulla teorica e la tecnica 151

lasciando il rimanente nella più profonda oscurità, come ne porge esempio spiccatissimo Rembrandt, e in Italia la numerosa schiera dei tenebristi, oltre che risultare dal raffronto materiale dei dipinti e dalla disamina dei principî teorici che servivano di guida alla intelligenza del vero ed alla applicazione dei mezzi della pittura per giungere ad imitarlo, si rende manifesta vieppiù oramai che, essendo note scientificamente le proprietà delle sostanze coloranti e dei meccanismi d’impiego per ridurle da semplici prodotti della natura o dell'industria ad elementi idonei a simulare il comportarsi dei colori del vero, non certamente costituite di biacche,.ocrie od ossidi o solfuri di questo o quel metallo, ma di vibrazioni di luci, è possibile dimostrare che dal solo uso degli impasti e delle velature, la sensazione luminosa non poteva risultare che a scapito della chiarezza generale del dipinto.

Quell’assorbimento o fenomeno di sottrazione di raggi semplici dalla luce incidente, dal quale proviene in genere il colore dei corpi e singolarmente quello delle sostanze coloranti, perché l’uniformità del loro tessuto molecolare sospingendo in un senso unico l’azione che esse esercitano sulla luce, fa sì che anche nei miscugli si verifichi visibilmente questa proprietà di sottrarre e non addizionare luce, d’onde l'oscurità che risulta maggiore, più che si mescolano insieme molti colori, viene favorito o ridotto dal modo meccanico di impiego della sostanza colorante stessa. Ciò ben sapevasi dai pittori antichi, essendo naturale che dalla pratica manuale dei colori, esercitata per secoli da intelligenze avide di ricavarne il partito migliore per l’imitazione del vero, non potessero sfuggire almeno i principali requisiti quanto i principali difetti del materiale continuamente maneggiato, dipendenti dal modo stesso di maneggio. Epperò la norma di non tormentare o pestare