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150 gli elementi tecnici della pittura

forte esso non saprebbe sostenere, e se non è che eguale in forza sosterrebbe debolmente.

« Una massa di mezze tinte può servire a stendere quella della luce o a fare opposizione con essa. Nel primo effetto si deve opporla ad un fondo scuro che la "faccia brillare! e può allora essere considerata come una seconda luce. Nell'altro essa deve distaccarsi sopra un fondo chiaro che le darà il valore, la solidità, la consistenza di cui ha bisogno per fare un contrasto che colpisca, ma nell'uno e nell'altro caso la massa di mezza tinta deve essere sostenuta da una massa d'ombra che sta non solamente più considerevole in volume, ma ancora così estesa che la mezza tinta e la luce insieme. Così ha pensato ed operato la maggior parte dei grandi pittori che conoscevano perfettamente la magia degli effetti ».

Se altre interpretazioni, se altri precetti sulle opposizioni della luce e dell'ombra fossero stati argomento dei maggiori trattati, non avrebbero mancato di trarne profitto Richardson, Cochin, D'Arsenne, De Piles, il Franchi, il Milizia, il Baldinucci, che scrissero sulle traccie seguite dal D'André Bardon, ai quali tutti non mancava certamente l'intelligenza dell’arte e l’amore del vero, onde, considerando le condizioni dell’arte e le cognizioni che agli artisti potevano venire dal trattato, nei riguardi della imitazione delle luci e dei colori, si può dire coll’ Algarotti che Newton, « mercé le nuove proprietà da lui viste nella luce, ha con un nuovo cannocchiale perfezionato i nostri sensi »1.

Ma questa condizione in cui fu l'arte antica di non potere interpretare la vibrazione delle luci diffuse, senza trasformarne l’effetto in quello di un lume secondario che dà risalto alle sole prominenze degli oggetti che colpisce,

  1. Algarotti, Opere, Edizione dei Classici Italiani, vol. II, p. 243.