Pagina:I principii scientifici del divisionismo.pdf/162

148 gli elementi tecnici della pittura

vibrazione luminosa al bianco se non pel contrapposto immediato del nero. « Se il pittore facesse un quadro di bianco semplice e di nero, risulterebbe un tutto smorto, perché sarebbe uniforme; poiché sì il bianco che il nero escludono qualunque altro colore, uno in luce, l'altro in tenebre: ma se di questi due egli si serve proporzionatamente, secondo l’idea che vuol rendere comprensibile, adoperando ora il più nero o il più bianco e ora la mezza tinta, farà, non ostante l'uniformità di questi due colori, una sensazione variata. Avvicinando i due estremi sarà forte ed aspra, mettendo fra l'una e l’altra grande intervallo di mezze tinte sarà più dolce, e ponendo ciascun grado sempre a fianco del più prossimo e distinguendolo solamente quanto basta per distinguere gli oggetti, tale opera sarà soavissima ».

Non è certamente la mancanza di comprensione della differenza enorme che esiste fra luce vera ed il bianco in possesso del pittore quella che risulta dalla consultazione diretta degli antichi trattati, ma l'affermazione costante che nel bianco e nel nero rappresentandosi l’estremo limite di luce ed oscurità concessi come mezzi materiali al pittore per interpretare la vibrazione luminosa, l’arte non poteva fare altro che spingere il contrasto del bianco col nero alla sua opposizione massima, cioè restringendo il bianco ed ampliando la superfice del nero per raggiungere questo senso speciale proprio della luce, che nel bianco non è rappresentato a sufficenza perché applicata una: quantità qualsiasi di bianco su di una tela ne scaturisca l’impressione che si dice luce.

Né che si trovi nell'antico trattato accenno di sussidio per tale scopo nei colori complementari, né che di tali colori si abbia un'idea precisa quale non poté essere data che dalla scoperta di Newton, si vede apertamente dalla quantità di autori che dopo Newton discussero delle