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sguardo retrospettivo sulla teorica e la tecnica 147

Il croceo, cioè il giallo, si fa di molto rosso e poco nero, ed il verde, di poco nero e molto rosso »1 .

Raffaello Mengs, è il primo che si ponga nettamente avanti agli occhi il rapporto fra le materie coloranti e gli effetti naturali da riprodurre. « La pittura » (dice il Mengs2), « imita l'apparenza della natura, mediante i cinque colori sopradetti, che servonle di materiali, e sono il Bianco, il Giallo, il Rosso, l’Azzurro ed il Nero. Benché il primo e l’ultimo non siano effettivamente colori, deve nondimeno il pittore considerarli come tali per la grande utilità che egli ne trae per rappresentare la luce e le tenebre, poiché in quest'arte non abbiamo altro mezzo da rappresentare queste due qualità, ed anche con questo non si conseguiscono che imperfettamente.

« Siccome il nero nella pittura non è in sé più tenebroso di qualunque altro corpo meno illuminato, ci vuole un'arte particolare per fare che il nero dipinto comparisca priva- zione di luce.

« La stessa difficoltà, anzi molto maggiore, si trova nei lumi, perché la tavola dipinta non si può vedere se non in positura tale che il lume che essa riceve non riflettasi agli occhi del riguardante, altrimenti farebbesi uno specchio della luce e dell'ombra, e i lumi comparirebbero chiarissimi più o meno, secondo che la superficie sarà tersa, e siccome i lumi dipinti non possono essere, per quanto sieno bianchi se non che della chiarezza d'una mezza tinta di un corpo bianco, per conseguenza il pittore che voglia imitare un corpo di superfice tersa o liscia da riflettere luce, ha bisogno di moltissimo artificio ».

Però anche il Mengs non intravede possibilità di dare

  1. Lomazzo, Trattato della Pittura, Roma, 1844, vol. I, pag. 325.
  2. R. Mengs, Opere, Bassano, 1783, vol. II, pag. 160.