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sguardo retrospettivo sulla teorica e la tecnica 145

cognizioni del tempo, in cui non si riteneva ancora bene determinato nè utile a sapersi se i raggi luminosi partissero dal nostro occhio pet correre agli oggetti o da questi concorressero all'occhio per destarvi le sensazioni di forme e colori. Ed i pittori a detta dell'Alberti dovevano accontentarsi di sapere che « i colori sono quattro come sono quattro ancora gli elementi dai quali si cavano molte e molte specie. Poiché egli è quello che par di fuoco, per dir così, cioè il rosso e poi quello dell'aria che si chiama azzurro, quel dell'acqua è il verde, e quel della terra ha il cenerognolo »1. Definizioni che naturalmente non alterano il valore delle osservazioni interessanti da lui fatte sui rapporti fra i lumi e le ombre e le gradazioni dei colori, ma che mostrano abbastanza quanta via vi fosse ancora da percorrere per giungere alle nozioni odierne sulla luce e sui colori e come le incomplete deduzioni che si ricavano da incomplete od erronee premesse dovessero riverberarsi anche sui suoi dettati relativi alla pittura.

Leonardo da Vinci, nel Cap. CLXI, che tratta degli effetti dei miscugli dei colori, senza definire propriamente i rapporti dei colori d’uso del pittore colle luci naturali, stabilisce con poco divario dall’Alberti che « Dei colori semplici il primo è il bianco, il giallo è il secondo, il verde il terzo, l'azzurro il quarto, il rosso il quinto, il nero il sesto ». E il bianco pone per la luce « senza la quale nessun colore veder si può, il giallo per la terra, il verde per l’acqua, l'azzurro per l’aria, e il rosso per il fuoco, e il nero, per le tenebre che stanno sopra l'elemento del fuoco ». Ed al Cap. CKXXVII che si può dire il fondamento del contrasto seguito dalle antiche scuole insegna « che li campi che convengono all’ombre ed a lumi ed alli termini illuminati o adombrati di

  1. L. B. Alberti, Della Pittura, Milano, 1804, lib. I, pag. 16.


G. Previati, Gli elementi tecnici della pittura. Vol. II. 10