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sguardo retrospettivo sulla teorica e la tecnica 143


Se dalle opere antiche che mostrano ad una ricerca speciale degli effetti di luce si viene a dimostrare che il con- trasto del bianco col nero era l’unico modo per interpretare pittoricamente la vibrazione luminosa, non meno esplicitamente risulta dalla disamina dei trattati che furono guida teorica degli antichi maestri.

Le osservazioni sulle: luci e le ombre ed i colori raggruppate dagli antichi nel trattato della pittura, fondamento teorico e. guida pratica alle opere di tutti i grandi maestri del passato, non si poterono avvantaggiare dei principî e delle applicazioni derivate dalla scoperta della decomposizione della luce e della proprietà dei colori complementari, sia per l’intelligenza del fenomeno luminoso nei suoi molteplici asperti colorati che per la conoscenza del migliore rapporto fra le materie coloranti e le luci ed i colori reali.

Il sistema dell’Alberti ed i precetti Vinciani, che formano ancora la miglior teoria del chiaro-scuro, finché si contengono alla considerazione dell'effetto luminoso contemplato nei suoi estremi di luce ed ombra, corrispondenti tecnicamente al bianco e nero materiale di cui dispone il pittore, si possono dire completi, sorretti come sono altresì per la determinazione degli spazi occupati sulla superficie dei corpi dalla luce e dall’ombra, dal duplice sussidio della prospettiva e del metodo di descrivere le ombre che ne è corollario. Ma rispetto alle parvenze colorate il passato non ebbe altra guida che l’intuito artistico e l'esempio dei maestri pure operanti per individuale criterio. Condizioni queste che, per quanto posto si voglia fare alle più felici costituzioni artistiche, non potevano condurre ad ammaestramenti più sicuri di quelli che permettessero gli intuiti artistici volti alla interpretazione degli effetti prospettici e delle apparenze esteriori anatomiche, quando prospettiva ed anatomia non erano ancora entrate fra le scienze positive.