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138 gli elementi tecnici della pittura

tecnica di un'opera d’arte per quanto appartenente ad un lontano passato.

Così le sensazioni di grande, di piccolo, di morbido, di secco, di azzurro o di rosso, di bianco o di nero, di orizzontale o di verticale, di quiete o di moto, non possono razionalmente essere destate che da concrete ed accertabili corrispondenze plastiche. Ciò che vi può essere di discutibile sarà il grado di tali elementi positivi quando difettino mezzi di misura assoluta, ma per via di comparazioni fra materiali analoghi, col raffronto di opere, colla guida dei trattati teorici e pratici dell'epoca alla quale appartiene un dipinto è possibile sempre di sviscerare la costituzione tecnica di una pittura, tanto più se l'indagine sia mossa da un sincero amore di verità e da un vero interesse del progresso dell’arte.

L'arte dei rapporti dei toni è stata grandissima negli antichi ed anche la conoscenza dei loro materiali, per la più lunga durata dei colori, onde si vuole subito esclusa l’alte razione prodotta dal tempo come argomento d'opposizione al fatto che il senso di oscurità che pervade le opere antiche si debba attribuire ad un annerimento sopravvenuto, tanto più quando l'esame si porti tanto sui quadri dalle più chiare intonazioni eseguite col processo a tempera, come sopra quelli dipinti ad olio, e fra questi si eserciti l’analisi così sui tenebristi1 che i loro rivali della stessa epoca vagheggianti i più brillanti e chiari colori — dipendendo il senso di oscurità del quale si fa discorso, dall’applicazione della teorica allora dominante, nella quale l'elemento luce ritenevasi rappresentato dal bianco della tavolozza per sè come l'oscurità vi era rappresentata dal nero — e per la

  1. Epiteto col quale si designarono dai seguaci del cavaliere D’Arpino i ricercatori di effetti di chiaroscuro.