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variazioni delle luci. - riflessi ed ombre 107

intensità luminose di due sorgenti diversamente colorate non sono commensurabili, per modo che non sarebbe possibile mai stabilire quando un rosso abbia una luminosità pari ad un giallo, e così fra tutti gli altri colori. Questo fatto approssimativamente si può verificare prendendo due lastre di vetro, ad esempio una verde e l’altra azzurra, che guardandole per trasparenza contro luce si giudichino di eguale intensità. Provando con questi vetri a leggere un foglio scritto o stampato si vedrà subito che se con l’uno è possibile leggere riescirà difficile od impossibile farlo coll’altro.

Tuttavia la distanza, nel campo delle luci medie, favorisce un apprezzamento più esatto anche delle intensità simili di colori differenti perché se ciò non fosse non riescirebbe mai il pittore a mantenere lo stesso piano ad oggetti variamente colorati; ma è evidente, per quanto si è detto, che queste difficoltà di valutazione del grado di luminosità di colori differenti, ha un'importanza notevole e spiega perché tante volte la fotografia di un dipinto, che è traduzione dei colori in grado di chiaro-scuro, sconvolga i piani che nel dipinto parevano giusti, e ciò senza colpa del processo fotografico, ma solo perché sia facile attribuire a due colori diversi questo stesso grado di luce che effettivamente non hanno.

Dove è nullo l’effetto della distanza è soltanto nell'impressione di splendore provocato sulla nostra retina ogni qualvolta sulla unità della superficie retinica concorra certa quantità di luce. Lo splendore è indipendente quindi dal potere illuminante proprio delle sorgenti luminose e ci può essere dato dalla levigatezza di qualunque corpo, purché i raggi riflessi oltrepassino quella media potenza di percezione differenziale che il sistema nervoso ci concede.

Tale sensazione sfuggendo di sua natura ad ogni ragguaglio si adatta ad ogni piano possibile nello spazio. E