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g. b. della porta e g. grataroli 85

lo accusa “di disprezzare tutte le cose sacre e sotto il velo di una Religione più purgata, spargere i dogmi dei luterani, sì che reo presso i sacri Inquisitori del Santo Offizio, vedendosi vicino ad essere carcerato, prese il partito di fuggirsene e mendico si trasferì nella Rezia„.

Il Gallizioli, come ho detto, combatte queste accuse, perchè, dice, se fosse stato eretico non avrebbe potuto essere aggregato al Collegio dei Medici e vivere onorato e tranquillo in Bergamo; e perchè niente si trova negli scritti del Grataroli che lo dimostri o seguace di Lutero o contrario a verun dogma cattolico. Inoltre un altro suo biografo, il Padre Donato Calvi, non scrive che abbandonasse la patria per abiurare la religione, anzi concede moltissimi encomi alle sue qualità morali, e un suo amico e contemporaneo, Gerolamo Zanchi, scriveva a Giusto Voltejo, elogiando il Grataroli: “dotto e pio, che nella sua patria era tenuto in molta stima e venerazione ed era molto ricco. Lo zelo soltanto per la pietà e per la religione lo rese povero in modo che ultimamente gli è stata confiscata la dote della moglie, unicamente perchè essa volle seguire il marito„. Pare invece che Guglielmo, sedotto dall’esempio di parecchi suoi amici, che, amanti della quiete che non potevano godere in nessuna parte d’Italia, perchè era piena di confusioni e di disordini cagionati dalle guerre, dagli sconvolgimenti politici, e per la vigilanza ed i timori in cui viveva la Corte di Roma acciò non si introducessero le opinioni d’oltr’alpe, riparasse